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29/06/2013

art. 034 – Il fallimento del pensiero economico tradizionale in una crisi moderna

Filed under: riflessioni — P.R.Pavia @ 4:25 PM
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Di nuovo ho ascoltato alla radio varie rassegne stampa e nuovi annunci di catastrofi ulteriori.
Inizio proprio da qui con una domanda: come se ne esce?
La risposta ovvia è: individuando le cause della crisi e rimuovendole, e possibilmente rimuovendole subito.
Sul tema ho scritto un testo dal titolo “Il ponte crollato”
Tale testo è pronto per essere pubblicato subito e contiene due metafore ed altro ancora ma nel suo relativamente breve insieme può però già aggiungere qualcosa di interessante al nostro attuale modo di vedere il mondo in cui viviamo ed a come oggi dividiamo concettualmente il mondo in cose giuste ed in cosa sbagliate.

BREVI CENNI INTRODUTTIVI

Al tema del libro ed alle subito disponibili soluzioni della crisi che sono convinto si possa risolvere in fretta solo cambiando opinioni.
L’urgenza di idee e soluzioni concrete ed efficaci, ora veramente si sta facendo a dir poco urgentissima, e per il nostro futuro, si va facendo drammatico ogni ulteriore eventuale ritardo.
C’è l’urgenza di idee e soluzioni concrete ed efficaci, e ogni ritardo aggraverà la già critica situazione attuale.

Oggi il mondo europeo, a causa del suo ora erroneo pensiero diventato diffuso, ed a causa delle relative, conseguenti radicate vecchie convinzioni, va infatti visto come un continuum dove il passato è sempre migliore del presente e dove il futuro è sempre inevitabilmente peggiore di entrambi.

Tutto ciò può essere cambiato subito, e per cambiarlo occorre unicamente iniziare rapidamente e complessivamente a correggere molte (se non quasi tutte) delle nostre attuali visioni della realtà per modificare in meglio tutti i nostri punti di vista.

PREMESSE ED ESEMPI

Al fine di favore la comprensione di quello che credo dovrebbe essere il sentimento, e quindi lo spirito costruttivo di un lettore per cogliere meglio il senso di quello che scriverò in seguito, occorre una premessa come nota di attualità.

Grillo ed il suo movimento come mai hanno ragione e insieme torto? Questo accade perché hanno un sistema di pensiero centralizzato che nega la libertà di dissentire. Lasciamo perdere le critiche tipo: è democratico o non è democratico e andiamo invece alla vera sostanza del problema.
Dio (o la Natura, come si preferisce) ha generato e costruito un sistema che funziona sulla unica logica della totale diversità tra gli esseri. Per mettere al mondo un bambino, ogni maschio deve fornire tanti spermatozoi quante sono le selle in cielo, e poi, se va proprio molto bene, è solo uno dei tanti che arriva all’uovo e fa formare il nuovo essere.
Dunque, centralizzare per formare una idea e fare poi una scelta sul da farsi, pare che sia sempre contro la natura delle cose, e non importa se si centralizza con il voto o con altro sistema: è il centralizzare in se stesso che non può dare mai buoni risultati. Centralizzare, per intenderci, sarebbe come se scegliessimo noi lo spermatozoo da usare per fecondare mentre funzionerebbe forse meglio lasciar fare alla natura, che mettendo in competizione tutti quegli esserini e fa sì che il vincitore sia probabilmente il migliore.
Con questo piccolo esempio intendo dire che il mondo umano non si basa né sul denaro né sul potere assoluto di pochi, ma si basa sulle diversità e sulle tante idee continue e sempre diverse, la cui somma conduce alle soluzioni che ci portano vita e progresso e sicurezza e possibilità di avere un futuro.
Qualunque sistema centralizzato non fa altro che centralizzare il pensiero, limitando così inevitabilmente l’afflusso di nuove idee, lasciando spazio solo alle idee dei capi e impedisce gli apporti di altri soggetti che poterebbero invece avere idee migliori e vincenti, idee migliori e vincenti che con un sistema centralizzato si perderanno facendo sì che una eventuale soluzione veramente buona ai nostri problemi possa così essere perduta.

IL PUNTO

LE CONVINZIONI ERRATE E LE SOLUZIONI POSSIBILI CAMBIANDO QUESTI CONVINCIMENTI

Pensare di poter affrontare e risolvere i problemi a partire dal metodo razionale credo sia la cosa più erronea che si possa mai pensare.
Infatti il razionale utilizza solo i dati contenuti nella mente fisica ma tutti sappiamo che la mente fisica non è certo il tutto, ma solo una sua piccola imitazione e parte. Quindi, con tal metodo noi non potremmo mai essere certi di alcun risultato poiché questo non terrà mai in conto tutti i dati realmente disponibili ed esistenti nel cosmo infinto di cui facciamo parte, e se non si sa tutto nulla di quanto si decide può essere considerato aprioristicamente giusto e ben stabilito.

Un modo per scegliere lo abbiamo e quel modo è seguire le intuizioni.

Tre mie intuizioni mi dicono e mi hanno detto quanto segue:

1989 = caduta del Muro e crollo dell’etica e dei presupposti del mondo che era appena trascorso e finito (1)

1998 = Compresa la necessità di due sistemi economici conviventi, uno per garantire tutti al minimo con un lavoro, e un secondo, al di sopra di tale minimo, libero per tutti. Da lì in avanti nessuno sarebbe stato mai più povero o senza un tetto, e nessuno avrebbe quindi dovuto subire limiti al poter godere delle libertà economiche per migliorare la propria posizione se ne avesse avuto capacità e desiderio. Ciascuno avrebbe avuto il suo e nessuno sarebbe stato ucciso dalla caduta d economica individuale o escluso dalla vita socioeconomica perché sempre ci sarebbe stata l’opzione di poter ricominciare dopo ogni eventuale caduta. Il sistema, salvando i poveri, avrebbe dato libertà ai ricchi ma avrebbe impedito che si potesse piangere per chi fosse caduto in disgrazia, in quanto ogni caduto poteva sempre ripartire se ne aveva voglia e capacità.

2008= subito prima della crisi americana, ero al telefono con un impiegato del Ministero dell’Economia. Mentre cerco la data della e_mail che gli ho spedito per un mio problema di perseguitato fiscale, quel mio interlocutore, all’improvviso mi chiede: “ma lei cosa ne pensa della attuale situazione economica?” Mancavano circa ancora un paio di mesi alla esplosione della crisi che ha travolto il mondo, al tempo del tutto inattesa. Mi venne così in mente una metafora che era stata ricevuta alla mia mente cosciente in un istante, e che ho poi cercato di esprimere come potevo, ed ecco quale fu la mia risposta: “Siamo un convoglio che sta scendendo lungo una strada in forte discesa, ci son curve strette, il fondo è dissestato ed a tratti è ghiacciato, non vi è parapetto, sotto il bordo della strada vi è un precipizio sul cui fondo corrono le rapide, non abbiamo i freni ma non vi è da preoccuparsi troppo in quanto al fondo abbiamo un ponte crollato dal quale chi, per avventura vi passasse, cadrebbe nelle rapide, e dalle rapide se ancora vivo finirebbe giù dalla grande cascata dal cui fondo mai nessuno è tornato a dire cosa vi sia sul fondo.
Per evitare la caduta che sta avvicinandosi molto in fretta dobbiamo solo cambiare le nostre opinioni e solo quello. Non ci serve altro e si può fare subito, solo così la caduta così sarebbe evitata.”

OGNI COSA E’ SEMPRE IN PARTE GIUSTA ED IN PARTE SBAGLIATA

Esempio di punti di vista.
Da bambini spesso giocavamo a nascondere qualche oggetto e poi uno, a turno, doveva cercalo. Se l’oggetto è celato da un altro oggetto, diciamo una fruttiera ricolma di frutti posata sul ripiano della credenza, è evidente che colui che cerca l’oggetto nascosto non lo troverà mai restando seduto davanti alla fruttiera. Piuttosto dovrà alzarsi e girarle intorno sino a porsi in una visuale diversa che gli permetterà di scovare l’oggetto nascosto, ma visibile solo se si cambiava il punto di osservazione.
Questo è un esempio che in modo semplice descrive cosa io intendo per punto di vista. L’esempio riguarda un punto di vista fisico di qualcuno che sta cercando un oggetto materiale, ma ci sono anche convinzioni astratte e concettuali che hanno un grande peso nel nostro vivere quotidiano ed il cui effetto, sino a che restiamo con tali convinzioni, può essere quello di celarti un mondo di nuove opportunità che sarebbero in grado di cambiare in meglio la vita di tutti noi.

Così, come per i personaggi presenti nello snack bar del breve racconto- metafora che narra di uno strano ciclista di passaggio, (raccontino inserito nel testo”Il ponte crollato”), anche noi oggi avremmo il modo di avere tutto quanto desideriamo, ma che attualmente non possiamo avere a causa delle nostre radicate convinzioni, mentre il ciclista “che è uno strano forestiero di passaggio” trova facilmente ciò che desidera e che gli altri credono di non avere solo perché da soli non vedono e non trovano nulla. Il ciclista invece desidera mangiare, lo prende dove egli pensava si trovasse, ne mangia a sazietà e se ne va via senza una parola, lasciando tutti i presenti stupiti. Ma andato via il ciclista forestiero, essi si ritrovano come prima, senza nulla delle cose che in presenza di quel ciclista dalle opinioni differenti dalle loro erano apparse concrete e reali e commestibili. Cosa era successo? Andato via il ciclista con il suo inespresso pensiero differente, erano di nuovo scomparse alla vista ed al tatto ed al palato il buon cibo che egli aveva creato.

Ormai abbiamo veramente pochissimo tempo prima di cadere rovinosamente dal ponte crollato, che oggi rappresenta purtroppo l’unica via di uscita dal percorso da noi imboccato qualche anno fa con la teoria del rigore e dei tagli, rigore e tagli concepiti come logico effetto del nostro modo di essere e di pensare legato al passato.
Oggi l’Italia e tutta l’Europa sono proprio come quel bambino che cerca l’oggetto nascosto, ma resta davanti alla fruttiera e non guarda dietro perché è troppo avvilito e troppo depresso per avere ancora la voglia di cercare il piccolo tesoro nascosto, e quei pensieri tristi che gli girano in testa rischiano di impedire l’avverarsi di ciò che egli vorrebbe invece con tutto il cuore.

Siamo anche noi rimasti davanti alla fruttiera e non avendo cambiato punto di vista, convinzioni o posizione, non siamo stati in grado di vedere e prendere ciò che stavamo cercando.
Dietro alla fruttiera può esserci qualunque cosa, anche una ricevuta vincente del SuperEnalotto che avevamo dimenticato di aver giocato utilizzando il resto di un piccolo acquisto in tabaccheria. Se avremmo l’intelligenza di alzarci e di metterci di lato alla fruttiera potremmo almeno vedere se quel bigliettino è ancora lì ed è quello tanto fortunato che cambierà totalmente la nostra vita.

IL CENTRO DEL RACCONTO E LA MORALE

Purtroppo però ancora non ci siamo spostati dalla nostra sedie e non sappiamo di aver vinto.
Siamo tutti ancora lì, tutti ancora seduti davanti alla nostra fruttiera e nessuno di noi si è ancora alzato per vedere cosa si celi dietro ad essa. Forse per tanti di noi potrebbe anche non esserci nulla, nessuno lo sa, ma dico io che invece qualcosa vi è di sicuro e che è per tutti noi la soluzione dei nostri problemi.
Sì, dobbiamo cambiare idea e punto di vista. Le storielle ci fanno capire come sia importante cambiare punto di vista, ma poi qual è il nuovo punto di vista e cosa dovremmo o potremmo fare ora, in un momento in cui ci sembra che ogni necessaria risorsa utile ci manchi sino al punto che pensare di poter uscire dalla crisi pare più improbabile di una vittoria al giorno al SuperEnalotto? Come potremo fare allora a riprenderci?
Sono domande interessanti cui è importante dare delle risposte, e alcune già ci sono secondo me, ma una cosa però è ormai sicura: se non troveremo entro questo 2013 una soluzione effettiva, chiara e capace di curare ogni male con una sola idea portante, non ci resterà che una opzione, e cioè quella di dedicarci a scegliere con calma come morire, oppure a cosa metterci a pensare quando ormai tra non molto tempo ci ritroveremo tutti a cadere al ponte crollato.
Ecco, prima di quel momento abbiamo ancora qualcosa da poter fare, ma se non lo faremo quel momento verrà e se lo lasceremo arrivare di lì non ne usciremo più.

Il testo che ho scritto, che in se stesso non è così lungo da poter essere considerato un trattato di economia, è in realtà solo una esposizione di intuizioni e di idee improvvisamente pervenute alla mia mente, e dove un loro successivo esame ha mostrato che avevano contenuti di sostanza che potevano essere molto interessanti per aiutarci prima di tutto a comprendere come ogni cosa sia diversa a seconda delle convinzioni pregresse di chi la osserva, e come ci siano momenti nella vita in cui, se si vuole sopravvivere, diventa necessario e urgente riepilogare e rimettere in discussione le vecchie convinzioni che da giuste, a causa dei cambiamenti intervenuti possono essere diventate poi sbagliate.
Nel campo umano ed economico esistono cose utili e giuste che sono anche pericolose e dannose. Dunque il nostro umano desiderio di semplificare resta sempre insoddisfatto quando cerchiamo di semplificare dividendo il pensiero in cose giuste ed in cose sbagliate in quanto qualunque cosa ricadesse nella categoria delle cose sbagliate potrebbe contenere qualcosa di giusto come qualunque cosa che ricadesse nella teoria delle cose giuste potrebbe contenere, in determinate circostanze, cose anche molto sbagliate.

La soluzione è concettualmente riassunta nelle tre intuizioni citate

1. Rimettere al centro la tutela dei diritti della persona,
2. garantire a tutti un minimo vitale dignitoso,
3. riaccendere il fine etico come finalità primaria della specie umana, così come accadeva, almeno a parole, quando vi era in corso la Guerra fredda.

Per capire come ciò sia oggi realizzabile, occorre dire poco, salvo che è necessario cambiare tante opinioni pregresse ed errate. In questo consiste la vera difficoltà da superare perché non è facile cambiare il modo di pensare ed avere occhi per le cose nuove che sono in atto.

Dunque prima di tutto serve un sentimento portante che sia in grado di indicarci il modo per restare sempre connessi al cosmo cui apparteniamo per essere sempre in grado di percepire ed intuire le giuste soluzioni ogni volta che il mondo cambia, e le nuove circostanze ci obbligano a dove cambiare di nuovo ogni precedente punto fermo che ci pareva un punto di arrivo che di volta in volta può diventare invece solo un nuovo punto di partenza.

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(1) 1989 caduta del muro di Berlino, ho sentito e visto in una visione mentale che lì iniziava un crollo, poi razionalmente ho cercato di capire i motivi di quella percezione ed ho concluso che in quanto avevo percepito vi era il risultato del fatto oggettivo di come, venendo meno il presupposto che sino a quel momento era stato il solo fondamento di ogni aspetto e fondamento dalla cultura del potere della società e alla economia, fosse inevitabile che senza un qualcosa che lo sostituisse, tutto ciò che era stato sarebbe rapidamente finto.
Tra le cose che erano accadute, vi era stata la fine della Seconda guerra mondiale con la finale affermazione della priorità che i vincitori davano ai diritti della persona umana, contrapponendosi con ciò duramente ai contrari ideali totalitari che erano stati a fondamento delle culture che avevano perduto la guerra.
Durante tutta la Guerra fredda, e non solo a parole, per rendersi credibili entrambe le parti contrapposte, tutte a loro modo, avevano enunciato come priorità della politica e della cultura e del progetto di vita e di sviluppo economico la volontà di tutelare i diritti della persona come obiettivo primario e prioritario..
Caduto il muro di Berlino, finiva anche la competizione tra i due blocchi e con quella finiva anche la necessità di avere e mantenere uno scopo etico così importante e così prioritario per la tutela della persona umana.
Non avendo più un avversario agguerrito e un contesto mondiale in cui ciascuno dei contendenti utilizzava tale fine etico per primeggiare, per fare proseliti tra le nazioni, e per fare affari ed avere consenso, con la fine del bipolarismo scompariva di colpo la necessità di mantenere quell’obiettivo come primario e prioritario
Oggi, in Europa, con il rigore e il dopo Maastricht ci si dovrebbe ormai accorgere che si è cancellata tale priorità della tutela dei diritti della persona e ci si dovrebbe ora accorgere come una cultura senza tale priorità sia pronta a scivolare di nuovo in ideologie assolute e molto pericolose come erano state le ideologie che hanno insanguinato il nostro terrificante’ 900.

Il rischio oggi è quello di redimere il male del ‘900, surclassando quel male con un nuovo male prossimo futuro che senza più il freno dei valori come fine della società, potrebbe condurre il mondo a cadere in sistemi e modi di vita che potrebbero far apparire i fatti gravissimi del’ 900 come piccole cose rispetto a ciò che oggi potrebbe essere fatto di male contro gli esseri umani

(testo soggetto a diritti d’autore e non riproducibile in toto o in parte senza l’autorizzazione dell’autore)

06/11/2012

art. 029 – Crisi economica: 5 anni ancora o basterebbero 5 mesi per uscirne?

La Signora Merkel dichiara in questi giorni  che le cose non vanno bene e che la crisi durerà almeno altri 5 anni.   A mio parere per cancellare la crisi in atto bastano solo 5 mesi.
Vi siete domandati cosa causa la crisi? Se ve lo domandaste non riuscireste a trovare nessuna causa materiale o di capacita’ tecnica che ne sia causa tale da non potersi risolvere in un progresso ed in un miglioramento economico immediato, se solo si cominciasse a fare cio’ di cui vi e’ bisogno e non il suo contrario.
Manca il lavoro? Ma non e’ vero. Manca solo la liberta’ di lavorare!
Troppe le regole impeditive e spesso gia’ per questo sbagliate, specie quando si riferiscono ai piccoli lavori agricoli, artigianali e dei servizi personali.
Le troppe regole solo impeditive hanno sottratto a tutti noi la possibilità di svolgere e creare un buon lavoro.

Pippo e Topolino decidono di fare consegne natalizie con la loro auto, e le fanno. Qui, da noi,  le nostre regole lo permetterebbero?

Molti dicono che e’ necessaria la decrescita. Ma decrescita di cosa?
La decrescita del male? Sicuramente  ciò sarebbe utile; la decrescita dell’uso di combustibili fossili o di uranio e centrali nucleari che per produrre  acqua calda usano una pericolosissima energia quando invece l’acqua calda si puo fare usando solo forze naturali non inquinanti e non pericolose.
Ebbene in questo caso,  fare decrescita e’ giusto, possibile e necessario per avere un futuro ma questo tipo di decrescita non fa diminuire la qualita’ della vita, anzi la migliora.
Quindi non si tratta di decrescita, ma di crescere in quello che ci conviene e decrescere in ciò che non  ci conviene.
Quindi non serve avere di piu in beni solo materiali ma serve una economia equilibrata che non lasci nessuno alla fame.

Allora non e’ vero che e’  necessaria la decrescita del nostro spazio vitale, ma al contrario e’ possibile la ricrescita dell nostro spazio vitale e la decrescita di ciò che ce lo ha sottratto e danneggiato.
Quindi non dobbiamo sacrificarci ma dobbiamo stare meglio in quanto possiamo stare meglio tutti.
I sacrifici creano la crisi e sono un errore e non servono a nessuno. Serve piu’ lavoro, piu’ iniziativa, piu’ idee innovative e il graduale abbandono degli errori presenti e del passato.
Tutto quello che rappresenta un rischio, se si puo’, va evitato. Quanto serve per la vita serena della gente può invece essere realizzato, crea lavoro e benessere.
Ovviamente questo nostro ambiente non e’ infinito, quindi non dobbiamo inquinarlo ma possiamo viverci, e anche bene, cercando di non distruggere il nostro ambiente.
Dobbiamo quindi capire sino a che ponto possiamo crescere di numero e dobbiamo evitare di andare oltre quell limite che ancora non conosciamo dove situare.
Cio’ posto, quello che ci serve è  il cibo, vestiti e  le case, e serve la liberta’ minima necessaria per produrre cibo, distribuirlo e permettere a tutti di avere un lavoro per potersi procurare il cibo, qualcosa per coprirsi  e un tetto per mezzo di un proprio lavoro.
Personalmente la penso cosi’.
Quindi credo che la crisi dipenda dalle scelte dei governi che mirano a rimettere in piedi un sistema che usa risorse in esaurimentoi e molto pericolose o molto inquinanti.

Di lì credo che la via si sia ormai chiusa, almeno in prospettiva, quindi dobbiamo cambiare.

Il progetto economico attuale di” crisi permanente e uomini morti di fame” , che a me non piace, credo si debba sostituire  con un progetto di minimo lavoro possibile per tutti, reddito minimo per tutti, con un libero lavoro e passare da cio che inquina a cio che non inquina.
Oggi l’economia ha smesso di funzionare perche’ non e’ ancora  abbastanza solidale.
Se una parte della società non consuma, gli altri chiudono gradualmente tutti e la qualita’ della vita diventa insostenibile per tutti.
Oggi economia e politica cercano la soluzione riducendo ulteriormente la solidarieta’ ma, dato che il problema e la crisi sono causate da scarsa solidarieta’, mi pare logico che cosi ci porteranno al disastro e non alla soluzione.

Cosi, con il rigore, che a me pare tanto un brutto, inutile  ritorno ad un ‘800 da fame e miseria per tutti, non basteranno nemmeno i 5 anni  previsti della Merkel perchè la crisi abbia termine.

La mia sfida:

Sfido chi dice che la crisi durera’ ancora 5 anni a elencare i problemi, secondo lui irriducibili, che causeranno questa durata. Escludendo le proprie errate convinzioni, a costoro non resterà nulla ….  .

Io saro’cieco ma di problemi materiali irrisolvibili, ad oggi, ne vedo solo uno e questo e’ il  il crescente danno dell’ambiente.
Il danno ambientale pero’ non crea solo dolore e disagio e grave danno  potrebbe diventare l’opportunità per creare anche tante buone occasioni di duraturo lavoro.
Quindi non e’ neanche  il danno ambientale  la causa della crisi. In futuro pero’ ….
In futuro, il cibo, a causa di  crisi e del danno ambientale, potrebbe diventare caro ed insufficiente? Ma questo e’ sempre stato un rischio presente nella storia umana, ma noi oggi  possiamo, in ogni istante, fare cio’ che azzera o riduce questo rischio. Oggi i mezzi per azzerare questo rischio li abbiamo. Per sfuggire a tale tipo di rischio ci vuole solo lavoro organizzato e finalizzato al pane, ma anche al fine di star meglio.
Il lavoro elimina la crisi, la disoccupazione sparisce e allora la crisi attuale non deriva al momento dal danno ambientale.
Dunque aspetto che qualcuno competente in economia mi  legga e mi dimostri che ho torto e perche’ avrei torto.
Personalmente sostengo che non ci mancano  le risorse. Quelle che mancano, se ci lavoriamo, possiamo sostituirle con altro di fungibile che abbiamo in abbondanza, quindi possiamo impedire che si esauriscano le risorse necessarie.
Il lavoro e’ quello che serve per uscire dalla crisi, allora da dove arriva la crisi.  visto che i disoccupati che ci servono li abbiamo?
Non pare anche a voi, dunque, che la crisi derivi  UNICAMENTE da scelte sbagliate della politica e della economia, e solo da queste? Vediamo un po’ se qualcuno riesce a dimostrarmi che sono io in errore!

Una breve storiella
Un tale, attivo della politica, apre una porta e vede di essere entrato in una riunione. Lì stanno lavorando, si tratta di una commissione parlamentare che sta deliberando su temi di economia
Non sapendo se sia entrato nel luogo giusto,  chiede: “Scusate, ma e’ qui che si discute della riforma?” e per farsi capire meglio quale sia la rforma cui si riferisce indica la sua stessa testa.

Sì, egli intende parlare della riforma delle idee e del pensiero corrente… Dobbiamo cambiere alcune opinioni superate. La riforma che serve e’ quella delle idee per questo motivo la profezia dei  5 anni necessari per superare la crisi mi e’ subito parsa la conseguenza di idee superate.
Inoltre, la notizia preoccupante anche perchè questa crisi, in base ai dati in mio possesso. non dovrebbe nemmeno esistere e quindi se ci pensano e dicono che la crisi durera’ molti anni ancora,significa che di economia i cosiddetti esperti non capiscono granché, e questo  e’ veramente preoccupante..

(testo soggetto a diritti d’autore e non riproducibile in toto o in parte senza l’autorizzazione dell’autore)

01/09/2012

art. 24 – Il dubbio

Il titolo del post è breve ma compendioso: quando c’era la possibilità di evitare la  crisi, dando una spinta alla economia, ciò non è stato fatto. Ora che i soldi non ci sono più come si fa a parlare di  rilancio dell’economia? Con quali fondi e soprattutto con quali idee?

A questo proposito ho trovato il testo di una e-mail (tra le centinaia che ho scritto  a tutte le autorità competenti quando ancora la crisi era all’inizio o sembrava una cosa facilmente risolvibile)  che inviai ad un politico all’inizio del 2009, nel quale esprimevo proprio questi dubbi, elaborando una analisi e giungendo a delle conclusioni che attualmente appaiono essere state profetiche.
Il destinatario era allora un sottosegretario, ora è diventato ministro, che non menziono perchè non importa chi sia. Quello che conta è l’aspetto lungimirante dell’analisi, e le conclusioni a cui ero giunto se non si fosse operato immediatamente a sostenere il mercato e la domanda.

24/02/2009 9.04.30

OGGETTO Analisi e ricerca e spunti per soluzioni capaci di risolvere in modo rapido e positivo la crisi attuale.

Faccio seguito al colloquio telefonico e propositivo di alcuni giorni orsono con la Sua cortese segreteria.
Ho  proposto una chiacchierata telefonica e se possibile un incontro di approfondimento e di persona .
I temi in campo sono quattro:

ECONOMIA e  soluzioni
Globali
Europee
Nazionali

Brevissima premessa: OTTIMISMO? ..
Difficile essere ottimisti….

Non va però dimenticato che la Fisica quantistica ci suggerisce di stare molto attenti al pessimismo!

Sì, in effetti, sarà difficile essere ottimisti, e sperimentali proverebbero che tra ciò che pensiamo e ciò che accade ci sia un nesso di causa e recentissime valutazioni autorevoli e riscontri  sperimentali proverebbero che tra ciò che pensiamo e ciò che accade ci sia un nesso di causa ed effetto molto, ma molto più diretto di quanto non si pensasse sino ad oggi.

A conforto di ciò pare però  anche provato che i pensieri positivi siano di effetto realizzativo assai più potente di quelli negativi.
Se ciò fosse vero però  anche questo potrebbe non bastare più visto che oggi  tra terrore, economia, fine mese, malattie, crisi economica, violenza per le strade, errori amministrativi, pignoramenti per imposte già pagate, multe ripetute e così via,  la gente vive nella paura, e come appena detto, pare che ciò sia veramente e concretamente  assai pericoloso per chi desideri invece creare e ricreare  un futuro migliore dell’oggi.

No non intendo parlare di paranormale o di scienza estrema ed avanzata, ma  solo iniziare con una speranza.Chiudo, quindi, subito questa brevissima digressione e premessa osservando che forse  la speranza che possa bastare  visualizzare un futuro migliore per riuscire più presto ad ottenerlo sia  perlomeno un buon modo per trovare un appiglio, dove il crederci solo un pochino e per un solo momento può, se non altro, darci un attimo di serenità in più che potrebbe anche non guastare troppo, tanto le cose vanno male anche da sole senza che noi ne parliamo troppo per aiutarle, magari proprio così, a peggiorare ancora di più..?

TESTO, ANALISI E  PRIME VALUTAZIONI E PROPOSTE.

Certo, non è  facile parlare di soluzioni in un campo tanto sensibile e difficile di cui in tanti si occupano. Con grande impegno ma con risultati ancora insoddisfacenti.
Si è detto:

  1. Prima di Luglio la Banca centrale Europea, (orrore ed errore logico)  si preoccupava ancora di inflazione e alzava i tassi…
  2. … ciò avveniva ancora quando ormai intorno era chiaro che il problema vero era l’opposto del male immaginario che si pensava di risolvere alzando i tassi;
  3. quando i tassi avrebbero dovuto già essere stati ridotti qui si parlava ancora di rialzi?
  4. ad Agosto si rendeva evidente la crisi Americana;
  5. Subito dopo si disse che era  una crisi solo Americana e solo finanziaria che non avrebbe mai
    toccato l’economia reale Europea.
  6. Dopo soltanto un mese tutto questo era smentito dai fatti.
  7. Ogni ulteriore dichiarazione ed ogni ulteriore intervento sembrano aver avuto lo stesso effetto di uno sputo su un incendio di vaste proporzioni .. cioè assolutamente nulla!

Che si fa adesso, si aspetta?  Ma si aspetta cosa?  I soccorsi? Ma da chi li attendiamo se in crisi ci sono e ci siamo proprio  tutti?
In sostanza domandiamoci un po’ una cosuccia, se oggi in molti e sempre più persone imprese e banche ed anche famiglie non sono più in grado di far fronte agli impegni, cosa potremo mai pensare di fare meglio domani se e quando:

  1. la gente che lavora sarà ancora meno di oggi,
  2. quando  i debiti saranno cresciuti e
  3. quando la merce invenduta riempirà le strade come le riempiva la spazzatura napoletana alcuni mesi orsono?
  4. E quando gradualmente con il calo delle vendite, i debiti globali impagati diventeranno gradatamente insolvibili?

Ecco cosa accadrà. Se non cambiamo qualcosa di fondamentale accadrà semplicemente che ciò che non potremo fare oggi non potremo farlo, a maggior ragione, nemmeno domani.

PESSIMISTA? No! ma proprio per questo credo sia utile rileggere di tanto in tanto la premessa e credere che vi sia la via per uscirne presto e bene, ma per poterlo realmente fare si devono rapidamente cambiare tutti i fondamentali di sempre. Nulla del passato potrà più restare o ci resterà solo la crisi e solo quella.

ANALISI  degli ultimi 2° anni e poco più dalla cadute del Muro di Berlino ad oggi:

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(continua…)
Piero Riccardo Pavia

(testo soggetto a diritti d’autore e non riproducibile in toto o in parte senza l’autorizzazione dell’autore)

14/02/2012

art. 020 – Grecia: quando la cura è peggiore del male!

Filed under: riflessioni — P.R.Pavia @ 12:30 AM
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Grecia ed opinioni contrastanti non entrano nel merito di chi è contro o chi è a favore dei provvedimenti punitivi o correttivi che dir si voglia o di chi in precedenza ha commesso gli esuberi di spesa che hanno condotto a ciò che sta accadendo. Non entro nel merito perchè ad entrarci, al massimo si potrebbero cercare colpe da attribuire, e poi cosa mai avremmo ottenuto ad attribuire tali colpe? Nulla! Giusta la restrizione in Grecia perchè sono colpevoli e hanno dilapidato o imbrogliato! Giusta la non punizione dei greci ma giusta la punizione delle banche  per tutto quello che viene loro attribuito e poi?….. Tempo perso!

Adesso che abbiamo fato il punto della situazione sarebbe il caso di trovare una soluzione. Forse sarebbe meglio! Le colpe del passato non si sono mai risolte con le punizioni del futuro e così nemmeno i loro effetti. La soluzione di questa crisi è facile ed immediata: che il sistema finanziario, le banche, gli Stati paghino pure per gli errori ma con un limite insuperabile che fa la differenza fra stati democratici e quelli totalitari: questo limite è una garanzia al minimo per tutti i cittadini, banchieri, governanti e opportunisti inclusi. I mezzi per garantire al minimo tutti i cittadini europei ci sono, quindi è solo una questione di scelta politica, anzi, per meglio dire di obbligo politico se vogliamo continuare a chiamarci democrazie. Inoltre garantire al minimo i cittadini significa garantire la ripresa dell’economia e quindi anche la possibilità di pagare i debiti, che senza crescita non li ripagheranno né il rigore né la fame. Oltre questo non c’è niente altro da dire. Solo da fare. Inoltre trovo che non abbia alcun senso ridurre i consumi per punire i cittadini sia perchè si puniscono quelli che non c’entrano niente sia perchè punendoli, come detto, si aggrava la crisi invece di risolverla..

(testo soggetto a diritti d’autore e non riproducibile in toto o in parte senza l’autorizzazione dell’autore)

13/12/2011

Gli imbarazzati di turno: i sindacati

 

E non ci siamo….  non ci siamo proprio!

In TV guardo  le immagini delle manifestazioni sindacali in varie parti d’Italia, sento le parole dei sindacalisti, ma soprattutto osservo i loro volti, le espressioni,  la gestualità…. Non so, sarà una mia  impressione, ma vedo i Sindacati  poco convinti,  li sento senza voce,  quasi imbarazzati..

Si imbarazzano a vicenda, come in quelle scene che capitano nei funerali, quando parenti divisi da antichi attriti,  che da anni non si parlavano più,  si ritrovano  dietro al feretro del caro estinto, e grazie all’opera pacificatrice dell’immancabile compare di famiglia,   ritornano al saluto e alla stretta di mano.  Questi gesti di pura educazione non basteranno  a cancellare  anni di veleni e di rancori, ma difficilmente  ci si sottrae  all’opportunità di  salvare la faccia. Almeno quella.

Si imbarazzano a vicenda perché  si rendono conto che la situazione del Paese  è drammatica, talmente drammatica che gli slogan, le ore di sciopero, gli incontri e le tavole rotonde organizzate, pur con tanta buona volontà e per giuste rivendicazioni, non sono più sufficienti a dare risposte efficaci ai problemi che strangolano il Paese reale. Anzi, tutte queste cose aggravano la situazione,   e questo i sindacati lo sanno bene.

Il Governo  del gran Manovratore non sembra brillare nel fronteggiare la crisi (ecco, finalmente anche io ho detto la parolina incriminata!).  Oscillando tra l’urgenza del tempo che stringe  e il rischio di miseria per milioni di persone  che diventa ogni giorno sempre  molto più concreto  di un incubo notturno (qualcuno, anzi,  già sente che  sta  bussando alle porte  di casa sua),  gli Italiani e i mercati stanno reagendo malissimo  ai provvedimenti di prossima adozione, dunque si può affermare che la manovra  Salva Italia- Salva tutti è fallimentare.

Le parti sociali, i sindacati, da parte loro non avendo proposte innovative da suggerire,   rispolverano le vecchie bandiere dei tempi gloriosi, quando le cose erano più chiare, quando i ruoli sociali erano definiti, quando eravamo tutti più giovani ed energici di corpo e di spirito, e scendono in piazza. La causa è giusta,  ma all’Italia non bastano più  il cartello,  lo striscione e la fiaccolata.

Steve Jobs  spronava i giovani a restare hungry & foolish, la sfida che ci  sta aspettando impaziente, a braccia conserte, sul finire di quest’anno è proprio questa:  inventare, proporre, osare idee foolish  che affrontino i problemi che stanno paralizzando la nostra capacità di essere attivamente e costruttivamente presenti nella società. La gente,  il  popolo dei lavoratori, il Paese stesso chiede, anzi pretende con urgenza, che qualcuno faccia il primo passo foolish, quello di coniare, cioè, degli slogan nuovi che nascano da  proposte alternative, innovative, magari apparentemente azzardate ma coraggiose. Ci servono urgentemente  delle  idee  completamente nuove  per fronteggiare problemi che sono completamente diversi  da quelli che l’umanità ha dovuto affrontare nel corso della sua Storia.  Oggi la gente, il popolo dei lavoratori, il Paese ha bisogno, per iniziare, solo di un paio di idee fresche,  di quelle che  i problemi li  guardano in faccia, ma anche di spalle e  di lato.  A tutto tondo, e senza pregiudizi.   La gente, i lavoratori, io, tu, noi tutti abbiamo bisogno di sentirci nuovamente  liberi,  e di avere  la certezza che i giorni a venire porteranno  eventualmente  sole o  pioggia,  ma mai  e per nessuno ci  possa essere  il pericolo di precipitare nel baratro della miseria e della solitudine.

 

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