Commentaria

01/08/2008

Servizi Pakistani e terrore

E’ notizia di ieri che nella sua visita in Pakistan, il Presidente USA George W. Bush durante un incontro ministeriale ad altissimo livello ha esposto al Premier pakistano, Yousuf Raza Gilani, qualche dubbio sul ruolo dell’ISI.
Questo servizio di sicurezza pachistano è ritenuto – e non a torto –  uno dei maggiori attori polici dello scenario dell’Asia Centrale a partire dall’inizio della crisi afghana. A quel tempo l’ISI era, insieme ai Sauditi che mettevano i capitali,  il “braccio operativo” del sistema supervisionato dalla CIA per combattere l’occupazione sovietica in Afghanistan.
Quando i russi si ritirarono nel 1990,  l’ISI cominciò ad agire non più per conto dei suoi alleati ma unicamente per conto proprio,  e del Pakistan ovviamente….

Afghanistan 

Prima appoggiò Gulbuddin Hekmatyar nel suo abortito tentativo di colpo di stato nell’Afghanistan post-sovietico poi sfociato in guerra civile; quando poi divenne chiaro che Hekmatyar aveva fallito, l’ISI cominciò ad appoggiare  i Talebani.
 
Ma l’11 settembre 2001 cambiò le carte in tavola e l’ISI stimò opportuno aiutare gli USA e il Governo del Fronte di Salvezza Nazionale e Islamico (Alleanza del Nord) contro i Talebani
 
Ma già nel 2002  si ritrovano componenti dell’ISI  fra i sospetti burattinai degli assassini del giornalista del Wall Street Journal Daniel Pearl  anche se poi fu la loro collaborazione a consegnare l’esecutore materiale del delitto Khaled Sheik Mohammed a Guantamo, ma fecero in modo che Ahmed Omar Saeed Sheikh già sopettato per essere un “doppio” agente (loro e dell’MI6-i servizi Britannici-) venisse rilasciato e affrancato da tutte le accuse.
Ora il problema è che negli ultimi tempi il ruolo dell’ISI sembra divenuto nuovamennte ambiguo, e questa sensazione non è solo degli americani. Vi sono sospetti di partecipazione dell’ISI nell’attentato di Mumbai del 1993, nell’addestramento della guerriglia in Kashmir, nell’addestramento della guerriglia islamista nel nord del BanglaDesh.
Inoltre, qualcosa di più che un sospetto sembra legare l’ISI alla morte di Benazir Bhutto.
Lo stesso quotidiano pakistano in lingua inglese “the News” , legato al PPP (il partito di Benazir Bhutto)
scrive: “L’ISI va messo sotto controllo, come civili dobbiamo sapere quale è il suo ruolo.”
 

31/07/2008

Cina-Usa-Iran: i diritti umani “usa e getta”

Vista la grande attenzione che sembra essere posta un po’ in tutte le relazioni internazionali alla questione del rispetto dei diritti umani, si potrebbe ragionevolmente pensare che tutto l’universo di diritti violati, possa almeno essere un ostacolo nei rapporti diplomatici tra quei paesi che si proclamano difensori dei diritti fondamentali dell’uomo e quelli che stanno zitti e gestiscono i fatti interni del loro paese come meglio aggrada loro, fregandosene della facciata.  (v. articolo dell’ultima ora  dell’agenzia Reuters)

 

Bisogna notare però che alcune volte le condanne a morte, le lapidazioni, le fustigazioni, le persecuzioni religiose  godono di un maggior  risalto mediatico rispetto a quella che è da considerare la “prassi”  di quel paese, e il battage pubblicitario è tale da creare imbarazzo e fastidio a chi, teoricamente, queste cose le condanna e si fa portabandiera di diritti e libertà. Un esempio per tutti è lo strano rapporto odio/amore  tra USA e Iran. In questo rapporto travagliato e contorto, le questioni umanitarie non saranno un punto di futura discordia tra loro, anzi, al contrario, potrebbero diventare un punto di incontro. Vediamocome funziona tecnicamente la faccenda. 

I mullah annunciano, con grande coinvolgimento mediatico, l’arresto di qualcuno. Quest’ultimo accede così automaticamente al rango di oppositore o dissidente. Ben presto le ONG americane, il Dipartimento di Stato o addirittura Bush volano in soccorso dello sventurato e dopo qualche peripezia, il prigioniero viene liberato contro pagamento di una consistente cauzione. Il sedicente oppositore parte per Washington, dove invece di criticare il regime che l’ha maltrattato, parlerà delle possibilità  di dissentire o di opporsi al regime.

E’ una operazione conveniente per tutte le parti in gioco: l’opinione pubblica rivede il suo giudizio sul regime dei mullah e sul paese di origine del cosiddetto dissidente tanto da giustificare la continuazione delle relazioni diplomatiche con l’Iran quale mezzo di aiuto per i poveri dissidenti.

I falsi oppositori fabbricati a Teheran sono sempre più numerosi: il regime ha creato parecchi regimenti di dissidenti per settori di interesse. C’è quello degli studenti, delle femministe (islamiche), dei sindacalisti, dei giuristi. Tutti insieme, essi fanno credere che il regime sia  riformabile e dotato di un sistema giudiziario paragonabile a quello dei paesi democratici.

Questi sforzi sono fatti per dissimulare la realtà: quella delle impiccagioni pubbliche dei prigionieri politici, eseguite sotto falsi pretesti; quelle delle lapidazioni; delle amputazioni; dell’età minima per essere sottoposti a processo penale che è di 9 anni per le bambine e 15 per i ragazzi; quella della corruzione degli alti papaveri  del regime. Questa mascherata serve per nascondere il vero Iran che soffre e spera in un cambiamento.

I falsi oppositori non parlano mai di queste realtà, della corruzione, dei mullah corrotti, dei sostegni al terrorismo, ma unicamente della compatibilità del regime con il concetto di democrazia. E i falsi oppositori saranno i futuri dirigenti del paese…

Per catturare le masse, il regime ha creato perfino dei blog di dissidenti, ospitati da BLOGFA.ir, Questi blog pressocchè uniformi hanno dei contenuti sorprendenti: le loro home page  hanno almeno un riferimento a l’Iran prerivoluzionario: la bandiera della monarchia, degli inni o delle canzoni con connotati patriottici e monarchici, dei ritratti dello Scià  o di suo figlio.. A volte contengono perfino dei fotomontaggi che mettono in ridicolo Komeini… Cose del tutto proibite in Iran, e che senza l’autorizzazione dei mullah non potrebbero esistere!

Ma se  per l’Iran tutta questa operazione è interessante per cercare di mostrare un volto accettabile al mondo, essa lo è ancor di più  per Washington che ha bisogno di avere un alleato islamista rivoluzionario per agitare le ricche regioni musulmane della Cina, ma non può giustificare, agli occhi dell’opinione pubblica, delle relazioni diplomatiche con uno Stato integralista e dittatoriale. Il problema si risolve grazie proprio a questi dissidenti ufficiali, i quali  con la loro presenza forniscono un motivo valido per la presenza degli Stati Uniti in Iran.

Washington  e Teheran costruiscono così un puzzle nel quale ciascun elemengto contribuisce al successo dell’intero piano. E nell’interesse reciproco.

28/07/2008

I cristiani iracheni non porgono più l’altra guancia

Era nell’aria; ma ciò che riporta il sito del Daily Telegraph ha in qualche modo il sapore dell’inevitabile. Iraq come Libano; lo avevamo sentito dire tante volte, ora è più che mai vero, poichè nello sforzo di evitare che altre violenze avvengano contro la martoriata comunità cristiana nei dintorni di Niniveh i cristiani hanno deciso con il beneplacito sia delle autorità militari irachene e di Coalizione (americani) che della Chiesa (il Cardinale Deilly in persona) di formare una loro milizia di sicurezza tutt’altro che male armata.

“Stiamo affrontando il pericolo di essere cancellati” dice Padre Yusuf Yohannes il quale si divide fra le funzioni di parroco e quelle di capo della sicurezza nel villaggio di Karamlis nei dintorni di Niniveh, “Non ho mai lasciato questa città in tre anni per ragioni di sicurezza. La situazione era come una casa pericolante per i cristiani, eravamo solo dispersi. Con lo stabilire le nostre forze di sicurezza abbiamo ancora la possibilità di restare e resistere.”

18/07/2008

ABKHASIA: ma perchè a Putin nessuno dice niente?

Di questi giorni è la notizia che Il Parlamento georgiano ha approvato una legge che porta gli effettivi dell’esercito da 32.000 a 37.000 soldati. L’aumento ”rafforzera’ le nostre difese e costruira’ un esercito compatibile con i criteri della Nato”, ha dichiarato prima del voto Nicoloz Rurua, vice presidente della commissione Difesa e sicurezza del Parlamento. Tblisi ha manifestato piu’ volte la sua intenzione di entrare nell’Alleanza atlantica, ipotesi che Mosca osteggia fermamente.

FIN QUI la cronaca

Ma questa notizia viene da lontano….E ci riporta a 16 anni fa, quando il Caucaso era teatro di una crudele  guerra etnica (putroppo una delle tante)

Georgia 1995

Quando gli imperi vanno in briciole, le scheggie volano dappertutto e possono fare molto male…  E l’URSS non fa eccezione a questa regola!

Citando da Wikipedia:
(…)Il 21 febbraio 1992,il consiglio militare della Georgia annunciò che era abolita la costituzione dell’era sovietica e la restaurazione della costituzione del 1921 della Repubblica Democratica della Georgia. Molti abkhazi interpretarono questo come un abolizione del loro status autonomo. In risposta, il 23 luglio 1992, il governo dell’Abkhazia dichiarò a tutti gli effetti l’indipendenza, ma questo gesto non fu riconosciutò da nessun altro paese. Il governo georgiano accusò i sostenitori di Zviad Gamsakhurdia di aver rapito il ministro dell’interno georgiano e di tenerlo prigioniero in Abkhazia. Il governo georgiano dispiegò 3.000 soldati nella regione, ristabilendo apparentemente l’ordine. Un pesante fuoco tra le forze georgiane e la milizia abkhaza scoppiò dentro e fuori Sukhumi. Le autorità abkhaze rifiutarono le pretese del governo, sostenendo che fosse semplicemente un pretesto per una invasione. Dopo circa una settimana di combattimenti e molte perdite da entrambe le parti, le forze del governo georgiano riuscirono a prendere il controllo di gran parte dell’Abkhazia e chiusero il parlamento regionale.
La sconfitta militare degli abkhazi provocò una risposta ostile dalla autoproclamata Confederazione dei Popoli Montanari del Caucaso, una denominazione che riuniva vari movimenti anti-russi nel Caucaso del nord (ceceni, cosacchi, osseti e altri). Centinaia di volontari paramilitari provenienti dalla Russia, incluso l’allora sconosciuto Shamil Basayev si unirono ai separatisti abkhazi per combattere le forze del governo georgiano. A settembre, le forze abkhaze e i paramilitari russi, dopo l’interruzione del cessate-il-fuoco, iniziarono una forte offensiva che cacciò le forze georgiane fuori dalla repubblica. Il governo di Eduard Shevardnadze accusò la Russia di dare copertura militare ai ribelli con lo scopo di staccare dalla Georgia il suo territorio nativo e la terra di frontiera tra Georgia e Russia. L’anno 1992 terminò con i ribelli che controllavano la maggior parte del territorio ad ovest di Sukhumi. Episodi di “pulizia etnica” ci furono da entrambe le parti, con gli abkhazi espulsi dal territorio controllato dalla Georgia e viceversa; circa 3.000 persone furono uccise in questa prima fase di guerra. (…)

IL nazionalismo tuttavia non è la sola ragione

Con un anodino comunicato infatto la GAZPROM ha fatto sapere il 23 giugno scorso che avrebbe lanciato prospezioni in Abkhazia, fra le proteste dei georgiani.

Mi viene in mente una domanda: qui critichiamo Berluskaiser ed il suo “partito-azienda”, ma perchè nessuno dice niente a Putin che ha creato (lui sì)  lo stato-partito-azienda ?

Tanto che adesso la Federazione Russa bisognerebbe chiamarla Gazpromija…..

Fonte info

09/07/2008

Berlusconi: ovvero “dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici..”

Filed under: Estero,Italia — M. Luisa Cinque @ 10:35 AM
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Non so cosa abbia pensato Berlusconi quando avrà letto quello che hanno scritto sul suo conto negli uffici della Casa Bianca, e poi a cuor leggero distribuito tra gli autorevoli partecipanti al G8 che si sta tenendo in Giappone in questi giorni, e tutto sommato saranno anche affari suoi. La sola cosa certa è che abbiamo avuto l’ennesima conferma della reale considerazione che si ha all’estero dell’Italia. Credo che siamo vicini a qualcosa tra il disprezzo e lo scherno …

Da ciò che si legge sulle pagine dei giornali, quanto scritto nella biografia americana circa il nostro capo del Governo  sembrerebbe piuttosto appartenere ad un dossier della CIA che descrive il curriculum di un criminale internazionale ancora a piede libero…
Ovviamente sono arrivate, con una certa celerità, le scuse scritte da parte del portavoce della Casa Bianca, il quale ha cercato di mettere una pezza alla figuraccia fatta, affermando che: “Una biografia non ufficiale del primo ministro italiano Berlusconi, inclusa nel materiale stampa, utilizza un linguaggio insultante sia nei confronti del primo ministro Berlusconi che del popolo italiano. I sentimenti espressi nella biografia non rappresentano le vedute del presidente Bush, del governo americano e degli americani. Ci scusiamo con l’Italia e con il primo ministro per questo errore davvero sfortunato. Come tutti coloro che hanno seguito il presidente Bush, il presidente ha per il premier Berlusconi e per tutti gli italiani la più alta stima e riguardo».

Alta stima? Le opinioni espresse non rappresentano il punto di vista del presidente Bush e degli americani?
Ma allora chi è stato che ha messo nero su bianco quelle considerazioni? E poi, si possono fare affermazioni come quelle contenute nel fascicoletto senza pensarle?

E’ stato un “errore sfortunato”? 
Siamo autorizzati a tradurre la frase nel seguente modo: “quel testo non doveva essere reso noto, pur circolando sulle scrivanie degli uffici dello staff di Bush”?
Quindi era un documento segreto?

Era una biografia non ufficiale?
Acc.. Ma allora era davvero un dossier dei Servizi segreti americani!!

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