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la leggerezza dell’oleandro

fiori di oleandro“Senti che profumo, questi oleandri!” Mio marito si avvicina: “Ormai sono capace di distinguere almeno 10 tipi diversi di benzine, la percentuale di idrocarburi incombusti rilasciati dagli scappamenti, ma sto perdendo la capacità di apprezzare i profumi più delicati” Tra il serio e il faceto, ha detto una grande e penosa verità. Mi dispiace per lui e per chi, come lui, ha l’olfatto compromesso da anni di marmitte non catalizzate e Camel. Credo però che questa “carenza olfattiva” sia dovuta soprattutto alla mancanza di ricordi.. In quel profumo c’è la voce della mamma che si raccomandava di non giocare con i fiori dell’oleandro, e di sciacquarsi bene le mani dopo averli toccati perchè “sono velenosi”. Inutile dire che noi bambini ci giocavamo ugualmente, ma facendo attenzione; e l’attenzione faceva parte integrante del divertimento del gioco. Una pianta dai fiori a volte colorati a volte delicati, dal dolce profumo che nasconde un’insidia, e nella fantasia di bambina quei fiori entravano di diritto tra gli ingredienti di pozioni malefiche della strega-matrigna di Biancaneve. Timore e attrazione, rispetto e curiosità, l’oleandro.

Anacapri, traversa Via Grotta Azzurra

Annusare l’aria, osservare i colori, sentire il ronzio degli insetti, fermarsi per lasciarsi coprire dal gioco del chiaroscuro delle foglie e dei fiori avvolti da sole di luglio, sono cose che assumono un significato profondo e richiedono una sorta di educazione fin dall’infanzia. E se certe cose non entrano a far parte dei ricordi fin dai primi anni della propria vita, non si è più capaci di recuperarli appieno in età adulta. Le molli passeggiate del tempo delle vacanze, senza meta e senza fretta, per il solo gusto di camminare e perdersi senza paure in qualcosa che sia bello, che faccia bene allo spirito e al corpo, spinta soprattutto dalla necessità di distogliere il pensiero non tanto dai problemi quotidiani, quanto da qualcosa che non mi spiego cosa sia ma so che imbruttisce la vita. Ho bisogno di bello, di spazi ampi ma famigliari, di colori sfacciati come solo la natura sa crearne, e come me, credo che tutti sentano questo richiamo prepotente che spesso non sappiamo distinguere nell’inquietudine della vita di città: avvertiamo solo l’ansia, una specie di eco che rimbomba in un vuoto che chiede di essere riempito da una serena trasparenza, da un infantile bisogno di sentirsi protetti, almeno per brevi momenti, da tutto quello che è smorto, ostile e negativo.

Anacapri, cancello in ferro battuto

Però, mentre cerchiamo, passo dopo passo, di far chiarezza dentro di noi tra necessità reali, insicurezze ataviche, paure inoculate sottopelle e sofismi intellettuali, perdiamo le occasioni di sostare, naso all’aria, sotto un albero o davanti ad un cespuglio. Ci sfugge di mano la chiave per aprire il cancello che ci permette solo una breve intrusione in una vita scandita dal ritmo della leggerezza dei profumi dell’infanzia.

Il profumo degli oleandri mi restituisce ciò che ero: per poco che sia, è tutto quello che sono.

4 commenti »

  1. …non capita spesso di incontrare qualcuno che sappia esprimere sottili moti dell’anima con tanta forza e delicatezza.
    Complimenti sinceri e un grazie speciale per avermi “detto” quanto sia vero ciò che sento.
    Quanto ho leto mi ha offerto l’opportunità di fare una bellissima passeggiata sia dentro che fuori…di me.

    Commento di Caterina — 06/01/2011 @ 10:44 AM | Rispondi

  2. è arrivata la primavera anche in Friuli…..
    ieri, in ricordo di mia madre Caterina che amava molto questa stagione, i fiori ed in particolare geranei ed oleandri,ne ho acquistati due, uno giallo ed uno color salmone……
    spero di poter cogliere il loro profumo e ritrovare un pò di lei e quindi un pò di me……..

    Commento di lucia — 05/04/2011 @ 7:30 AM | Rispondi

    • Avere cura di un ricordo, avere cura di una piantina…. Entrambe le cose sono segni di speranza!

      Commento di commentaria — 14/04/2011 @ 12:17 AM | Rispondi


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