ECONOMIA
Oggi ho ascoltato da Radio Radicale una commemorazione di un sindacalista e hanno parlato in molti circa la attuale fase del capitalismo e della crisi e molti hanno avanzato dubbi circa la coerenza degli obiettivi rispetto ai provvedimenti che vengono presi in Europa e i conseguenti risultati peggiorativi che questi provvedimenti stanno portandoci.
Quando ti dicono che fanno una serie di provvedimenti finalizzati a far diminuire il debito pubblico ed a far ricrescere l’occupazione ed il PIL e poi il debito invece cresce e l’economia peggiora non è questione di essere critici ma di osservare i fatti e di prenderne atto.
Ma se e quando si sbaglia allora se ne dovrebbe prendere atto e si dovrebbe scegliere di riflettere e cercare soluzioni per correggere il problema, e poiché ci fidiamo dobbiamo allora pensare che lo staranno certamente pensano ma se non ce lo dicono noi utenti come facciamo a saperlo?
Poiché abbiamo fiducia piena lo supponiamo, ma sarebbe buona cosa che qualche dato migliorasse per convincerci con cose numeriche concrete che realmente stiamo migliorando.
Quello che io penso è che per uscire da questa situazione sia necessario un provvedimento iniziale,
Ecco il progetto visto per ora come progetto solo Italiano:
Creare un servizio civile che dia a tutti un welfare minimo fondato non sul dare denaro ma sul dare lavoro.
Questa idea nasce per intuizione e vede la luce nel 1998.
Nasce guardando in prospettiva una serie di opportunità e non solo di problemi.
Opportunità che già in allora il futuro ci stava prospettando in modo molto positivo e molto promettente e che sono sempre ed ancora disponibili, anzi che oggi lo sono ancora di più, ma qui, pare che l’economia mondiale forse con la faccia e lo sguardo volti altrove e dunque solo al passato e non al futuro non veda e non colga ancora la realtà e le opportunità che abbiamo.
Forse il sistema economico è troppo impegnato a viaggiare sempre di più a vista con una visione a corto raggio e si sente così troppo oberato di altri problemi e forse è solo questo che lo conduce sino ad apparire non ancora in grado di avere occhi per vedere e menti libere per poter capire.
Così è accaduto che da allora ad oggi l’economia che conta non abbia ancora colto i fondamentali veri della nuova realtà economica e sociale dell’umanità.
Umanità, che è oggi una umanità che dispone delle migliori possibilità che mai storicamente abbia potuto non solo godere ma anche sperare di poter mai avere .
Oggi l’umanità si sta aggiustando per prepararsi a vivere come un barbone, sotto un ponte e requisisce i cartoni e le immondizie come se fossero cose preziose e non ricorda per una improvvisa amnesia, di essere il principe e di essere lei la proprietaria del castello e di tutte le sue risorse e resta così a nutrirsi di immondizie anche se può avere tutto e può ormai essere liberata quasi dal bisogno e dal bisogno del lavoro.
Oggi per avere di che vestire e cibarci abbiamo ormai le macchine e la conoscenza….. oggi i problemi della umanità del passato, sono ormai potenzialmente quasi tutti sostanzialmente sostanzialmente pressoché finiti, sì ne scopriremo altri, ma quelli che hanno reso sofferente l’umanità per secoli sono finiti, magari non lo sapevate ma è vero quelli sono proprio finiti.
Oggi il nostro futuro è quindi potenzialmente stupendo ma noi restiamo sotto il ponte convinti che la fuori ci siano pericolosi avversari pronti a derubarci dei nostri cartoni ormai consunti e puzzolenti, ed invece li subito oltre l’angolo del ponte sotto il quale ormai soggiorniamo si vedono alberi da frutto a perdita d’occhio ma noi restiamo la credendo che tutto questo non sia nostro e così restiamo senza ragione chiusi nelle misere condizioni nelle quali ci siamo ormai ridotti da solo a vivere sporchi e malandati e senza speranze,
Eppure poco oltre vi è il “nostro” castello, la porta è aperta si può entrare quando si vuole, li vi sono letti e camere accoglienti e sempre pulite, vi è da mangiare ciò che si vuole, le macchine al nostro comando creano il cibo di cui abbiamo bisogno, basta entrare e non serve nemmeno la password il computer ci conosce e ci pensa lui a fare tutto, ma ormai noi sembra che ci sentiamo a casa nostra solo tra la spazzatura i topi i cartoni li sotto il ponte, ma ci piace veramente così tanto … perché non facciamo un blitz e ritorniamo a casa, che ne dite ci ritorniamo?
Novella finita torniamo al reale e ricordiamo che il sistema economico però dal 1998 ad oggi non ha ancora colto il cambiamento e le vie di soluzione creando così i presupposti che ci hanno per ciò inevitabilmente condotti a questa brutta crisi.
Il welfare minimo a tutti fondato sul dare a tutti un lavoro, può pure sembrare solo una provocazione, ma in realtà può essere il giusto modo per capire la attuale reale situazione e per capire come ripartire e salvarci tutti.
Approfondire questa tesi e quanto precede circa il castello di cui disponiamo e non usiamo, è un ottimo suggerimento perché la via che sto qui proponendo è una via certo qui esposta in modo forse un po’ provocatorio, ma non è certo una via lontana dal vero.
Capire che l’economia deve funzionare come il trenino elettrico e quindi prendere atto che se gli togli una rotaia anche una soltanto non gira più è fondamentale.
Una volta, quando era tolta una rotaia si faceva una guerra e tutto si risolveva così.
Oggi però in una economia globale se anche facessimo la guerra non faremmo che distruggere noi stessi come fai infatti a colpire e bombardare le fabbriche colpendo solo le parti della fabbrica che corrispondono alle azioni del tuo ex socio ora diventato tuo nemico?
Allora, oggi, non può più essere quella la soluzione ora serve pensare e trovare un sistema nuovo che stia in equilibro da solo e il welfare minimo è il primo passo che conduce al possesso del sistema che ci può salvare tutti.
L’attuale moda dei tagli invece di far crescere non può che realizzare solo nuove ulteriori sacche di povertà ed è proprio ciò che corrisponde al levare una rotaia al treno dell’economia e chiaramente l’economia non ripartirà fino a che la rotaia tolta non sia stata rimessa.
A che pro allora toglierla se poi rimetterla ci costerà tanto di più, dolore e sofferenza generate a parte ma da non dimenticare!
Ma se almeno tutto questo fosse necessario si potrebbe in parte capire, nell’ 800 questo era necessario e si capiva anche se si soffriva egualmente. ma nessuno ha mai provato che sia ne utile ne tantomeno che sia necessario a qualcosa il tagliare.
Infatti ad ogni taglio di 10 corrisponde una riduzione di entrate di 20 a che pro allora tagliare?
Il punto da capire è che soffriamo di sovrapproduzione e di troppa stagnazione, di scarsità dei consumi e di troppo denaro accumulato che cerca con disperazione qualcuno che lo usi e lo spenda e che non lo trova, come non trova investimenti produttivi e remunerativi da fare perché oggi non serve investire se non si hanno poi i mercati ed i consumatori pronti a consumare ciò che si produce.
Il treno oggi è fermo ma se si immettesse nel sistema la rotaia mancante creando appunto il welfare minimo per tutti fondato sul lavoro, allora il trenino riprenderebbe a girare per la gioia dei grandi e dei piccini e tutto ritornerebbe in funzione ed a girare.
Dunque sono convinto che il welfare minimo basato sul dare a tutti un lavoro ….. possa realmente costituire il primo passo facendo il quale si potrebbero avere a cascata una serie di sinergie e soluzioni di molti atri problemi in un colpo soltanto.
Il risultato primo sarebbe quello di un sistema in cui non vi sarebbe più il bisogno di avere più nessun disoccupato.
La tesi è che questo progetto sia solo un primo, anzi il primo necessario passo, che se adottato intelligentemente sarebbe in grado da solo di avviare tutta una grandissima serie soluzioni e sinergie in grado di condurre a soluzione seria e soprattutto molto remunerativa, ripeto molto remunerativa e conveniente per tutti i più ricchi inclusi ma senza avere più nessun povero sotto al ponte.
Questo è il modo o la formula che nessuno crede forse percorribile ma con la quale invece sarebbe realmente possibile avviare a soluzione quasi tutti i problemi davanti ai quali ed ala cui mancata soluzione, l’umanità di oggi sta sul punto di perdere la sua scommessa e di fallire il suo obiettivo maggiore ormai quasi raggiunto che consisteva nella possibilità di superare il bisogno ed il bisogno del lavoro come necessità per poter sopravvivere fisicamente.
L’umo di oggi può tutelare l’ambiente, può smettere di inquinare, può far diventare tutti benestanti, può farlo senza togliere a chi ha ma dando anche chi non ha.
Per farlo oggi abbiamo più di quanto non serva a rendere tutta l’umanità che lo desidera, serena , forte e sicura ed ovviamente benestante.
No che cosa c’entra il petrolio o l’inquinamento, questo lo pensano un ostacolo solo coloro che non sanno che ne possiamo fare a meno se solo lo decidiamo e quando lo decidiamo e per deciderlo è chiaro che dobbiamo curarci degli interessi che di chi vive e trae potere da quello.
Ma una cosa è fare le cose in modo conflittuale contro qualcuno e altro e molto differente è fare la medesima cosa con il consenso e con la collaborazione intelligente e volontaria di tutti e rispettando i diritti e bisogni di tutti.
Dunque se in cambio di questo abbandono graduale e volontario del petrolio dei suoi proventi e dei poteri derivati, per esempio si offrisse a costoro molto di più di quanto oggi non abbiano attraverso tutto questo allora sarebbe diverso, allora non ci sarebbe più un problema e tutti faremmo volentieri il passo avanti in quanto sarebbe un passo avanti vantaggioso per tutti.
In tal modo e proprio partendo dal principio e dal welfare minimo garantito a tutti con un lavoro a tutti, potremmo presto e realmente conseguire un patto ed una alleanza di tutti e verso tutti e che potrebbe diventare il punto di partenza necessario o meglio indispensabile a permettere all’uomo un futuro così inimmaginabile e meraviglioso da non trovare uguale in nessuno dei più entusiasmanti sogni che hanno allietato le serate dei bambini del mondo da quando il mondo esiste.
IN BREVE: RIFLESSIONI E COMMENTI SUL TESTO CHE PRECEDE
Quanto sopra è stato scritto in forma un po’ provocatoria. Ne ho discusso con una mia conoscente prima di pubblicarlo e ne è venuta una considerazione che pone in evidenza un contrasto tra le convinzioni più diffuse su questi temi e il mio approccio che al mio interlocutrice è apparso provocatorio un po’ utopico o esagerato in ottimismo.
Si tratta solo di forma, in fondo un po’ di apparente esagerazione può aiutare a mettere in evidenza le contrapposte opzioni che ci hanno portato fino all’attuale crisi. Lo scopo del discorso è affrontare le convinzioni superate a cuasa della evoluzione della conoscenza e delle tecnologie e cercare alternative che non ci conducano a maggiori sofferenze. Io sono convinto che queste alternative ci sono in abbondanza e senza bisogno di continuare ad inquinare e a soffrire di una crisi che ritengo esagerata come ritengo che sia quella attuale.
L’idea del welfare minimo basato sul lavoro resta valida se non altro per far sentire i popoli e le persone partecipi di un unico destino e alleati fra di loro. .
Non ci sono, quindi, a mio avviso, proposte alternative potenzialmente migliori in quanto ritengo che non ci siano più opzioni disponibili se prima non diventiamo solidali verso tutti. Ccapisco che questo potrebbe non essere condiviso da molti ma resta il fatto che se non ci convertiamo alla solidarietà resteremo nel conflitto e dal conflitto non avremo soluzioni
Inoltre, mi è stato detto che ieri abbiamo raggiunto il limite delle capacità del pianeta terra di sostenerci per l’anno in corso e cioè che tutto quello che consumeremo a partire da domani corrisponderà al mangiarci pian piano il pianeta. Ritengo questa osservazione giusta, e anzi ciò che causa questo problema è lo stesso genere di errori che sta generando e alimentando la crisi economica in corso. Dobbiamo cambiare sistema, non eliminando le strutture e le organizzazioni esistenti ma concordando tra tutti noi di perseguire i nostri fini usando risorse e mezzi e sistemi socio-economici che non ci creino gli stessi problemi che ci creano quelli di oggi. Io credo che si possa fare e sono ottimista, ma divento molto pessimista se non si farà nulla in tal senso, in quanto non vedo nessun mezzo disponibile capace di consentirci buoni risultati continuando sulla strada in corso che a mio avviso è una strada dove più ci impegnamo a migliorare le cose e più queste peggiorano. Cambiando strada, sono che tutto cambierebbe in meglio. Cambiare strada, ripeto, significa prima di tutto diventare solidali.
LA MORALE
Restiamo radicati nelle nostre convinzioni e così ci incamminiamo verso problemi ulteriori perchè non abbiamo la fiducia di credere di poterlo realmente evitare. Quindi il problema maggiore della umanità di oggi starebbe nel non avere abbastanza fiducia in se stessa, al punto di rischiare di perdere l’ultimo treno per il futuro.
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